Amore e Psiche, di Canova


Amore e Psiche sono i due protagonisti di una nota storia narrata da Apuleio all'interno della sua opera Le Metamorfosi, anche se è considerata risalire ad una tradizione orale antecedente all'autore.
Nella vicenda narrata da Apuleio, Psiche, mortale dalla bellezza eguale a Venere, diventa sposa di Amore (Cupido) senza tuttavia sapere chi sia il marito, che le si presenta solo nell'oscurità della notte. Scoperta su istigazione delle invidiose sorelle la sua identità, è costretta, prima di poter ricongiungersi al suo divino consorte, a effettuare una serie di prove, al termine delle quali otterrà l'immortalità. Altre versioni, differenti da quella di Apuleio, narrano invece la morte della ragazza prima dell'ultima prova, altre ancora narrano che la ragazza abbia fallito l'ultima prova e che abbia quindi dovuto lasciare Amore.

LA VERA LEGGENDA :
chi erano Amore e Psiche?
Psiche, una bellissima fanciulla che non riesce a trovare marito, diventa l'attrazione di tutti i popoli vicini che le offrono sacrifici e la chiamano Venere (o Afrodite). La divinità, saputa l'esistenza di Psiche, gelosa per il nome usurpatole, invia suo figlio Eros (o Cupido) perché la faccia innamorare dell'uomo più brutto e avaro della Terra e sia coperta dalla vergogna di questa relazione, ma il dio sbaglia mira e la freccia d'amore colpisce invece il proprio piede ed egli si innamora perdutamente della fanciulla; Psiche viene così portata a malincuore sulla cima di una rupe e lì viene lasciata sola. Con l'aiuto di Zefiro, Cupido la trasporta al suo palazzo dove, imponendo che gli incontri avvengano al buio per non incorrere nelle ire della madre Venere, la fa sua; così per molte notti Eros e Psiche bruciano la loro passione in un amore che mai nessun mortale aveva conosciuto; Psiche è prigioniera nel castello di Eros, legata a questo sentimento che le travolge i sensi.
Una notte Psiche, istigata dalle sorelle, che Eros le aveva detto di evitare, con un pugnale ed una lampada ad olio decide di vedere il volto del suo amante, nella paura che l'amante tema la luce per la sua natura malvagia e bestiale. È questa bramosia di conoscenza ad esserle fatale: una goccia d'olio cade dalla lampada e ustiona il suo amante:
«… colpito, il dio si risveglia; vista tradita la parola a lei affidata, d'improvviso silenzioso si allontana in volo dai baci e dalle braccia della disperata sposa (V, 23)»
Fallito il tentativo di aggrapparsi alla sua gamba, Psiche straziata dal dolore tenta più volte il suicidio, ma gli dei glielo impediscono. Psiche inizia così a vagare per diverse città alla ricerca del suo sposo, si vendica delle avare sorelle e cerca di procurarsi la benevolenza degli dei, dedicando le sue cure a qualunque tempio incontri sul suo cammino. Arriva però al tempio di Venere e a questa si consegna, sperando di placarne l'ira per aver disonorato il nome del figlio.
Venere sottopone Psiche a diverse prove: nella prima, deve suddividere un mucchio di granaglie con diverse dimensioni in tanti mucchietti uguali; disperata, non prova nemmeno ad assolvere il compito che le è stato assegnato, ma riceve un aiuto inaspettato da un gruppo di formiche, che provano pena per l'amata di Cupido. La seconda prova consiste nel raccogliere la lana d'oro di un gruppo di pecore. Ingenua, Psiche fa per avvicinarsi alle pecore, ma una verde canna la avverte e la mette in guardia: le pecore diventano infatti molto aggressive con il sole e lei dovrà aspettare la sera per raccogliere la lana rimasta tra i cespugli. La terza prova consiste nel raccogliere acqua da una sorgente che si trova nel mezzo di una cima tutta liscia e a strapiombo. Qui viene però aiutata dall'aquila di Giove.

Solo alla fine, lacerata nel corpo e nella mente, Psiche riceve con l'amante l'aiuto di Giove: mosso da compassione il padre degli dei fa in modo che gli amanti si riuniscano: Psiche diviene la dea protettrice delle fanciulle e dell'anima, sposando Eros. Il racconto termina con un grande banchetto al quale partecipano tutti gli dei. L'ultima e più difficile prova consiste nel discendere negli Inferi e chiedere alla dea Proserpina (o Persefone) un po' della sua bellezza. Psiche medita addirittura il suicidio tentando di gettarsi dalla cima di una torre; improvvisamente però la torre si anima e le indica come assolvere la sua missione. Durante il ritorno, mossa dalla curiosità, apre l'ampolla (data da Venere) contenente il dono di Proserpina, che in realtà altro non è che il sonno più profondo. Questa volta verrà in suo aiuto Eros, che la risveglia dopo aver rimesso a posto la nuvola soporifera uscita dall'ampolla e va a domandare aiuto a suo padre.
Più tardi nasce una figlia, concepita da Psiche durante una delle tante notti d'amore dei due amanti prima della fuga dal castello. Questa viene chiamata Voluttà, ovvero Piacere.

ORA parliamo della scultura :Amore e Psiche è un gruppo scultoreo di Antonio Caniva, realizzato tra il 1787 e il 1793 ed è conservato presso il museo del Louvre, a Parigi. Una seconda copia, realizzata per mano dello stesso Canova, si trova esposta al Museo statale Ermitage di San Pietroburgo in Russia.La coppia è raffigurata nell’attimo in cui il bacio di Amore sta per rianimare l’amata. Le braccia di Psiche si sollevano ad abbracciare l’amante creando una sorte di delicata cornice attorno alle due teste, mentre le ali spiegate del dio esaltano il senso del movimento. Essi sembrano sfiorarsi con delicatezza, mentre intrecciano i loro corpi.L’opera richiese una lunga preparazione. Scrupoloso e abile, infatti, Antonio Canova lavorava con una particolare tecnica: egli realizzava in gesso il gruppo o la statua, che poi faceva tradurre nel marmo dai suoi assistenti secondo un complicato sistema di misurazioni.
I collaboratori si fermavano quando l’opera era prossima alla conclusione. Infatti gli ultimi strati del marmo venivano tolti dall’artista, che limava accuratamente le superfici e studiava gli effetti del chiaroscuro, trasformando il marmo in pelle morbida. I critici del tempo dichiaravano che le sculture di Antonio Canova avevano la parvenza di «vera carne».


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